Gli errori che ho fatto quando ho fatto l’IELTS per la prima volta

Disclamer: in questo articolo non spiegherò esattamente che cosa sia l’IELTS, o a cosa serva. Se ci sei finito per caso e non sai di cosa sto parlando, ti rimando a questo sito. Torna qui una volta che hai finito e capito che ti interessa o hai bisogno di sostenere la prova. 

  • Pensato che fosse un esame che valutava esclusivamente le competenze linguistiche 

Anni fa ho sostenuto il CELPE Bras, un esame di lingua portoghese (variante brasiliana) e, nonostante non avessi studiato, sono comunque riuscita a prendere il livello Avanzato – anzi, solo qualche decimo di punto mi superava dal C2. Quando ho provato a fare la stessa cosa con l’IELTS, pensando che un anno in un paese di lingua inglese e un lavoro al pubblico sarebbero stati abbastanza, sono riuscita a prendere soltanto un 6.5 di media – appena sotto il C1. Sicuramente questo dipende dal fatto che, mentre ho sempre considerato il portoghese la mia seconda lingua, esprimermi in inglese o studiare la sua grammatica non mi ha mai dato gioia. Ma anche dal fatto che il CELPE Bras valuta in maniera olistica le competenze linguistiche (ascolto, lettura e scrittura vengono valutati nella stessa prova, mentre per le competenze verbali c’è una prova orale), mentre nell’IELTS listening, reading, speaking and writing sono rigidamente divisi. Ogni prova ha le sue regole e, specialmente per listening, reading e writing, sapere come affrontarle è fondamentale. 

  • Essermi concentrata soltanto sull’ascolto

Quando ho fatto per la prima volta l’IELTS lavoravo da un mese in farmacia e mi ero convinta di avere problemi di udito. Lavorando al banco, gran parte del mio lavoro consisteva nel prendere nomi e date di nascita dei pazienti per assicurarmi che ricevessero la prescrizione giusta. Nonostante l’apparente semplicità della cosa, difficilmente riuscivo a capirli al primo tentativo: in qualche caso non capivo nemmeno con quale lettera cominciasse il loro cognome, generando cinque minuti di panico in cui la mia collega e il farmacista cercavano con me la ricetta di qualcuno che probabilmente nemmeno esisteva. Fortunatamente, il listening dell’IELTS è notevolmente più semplice e prevedibile degli ottantenni nati e cresciuti a Leith, quartiere popolare di Edimburgo.  Ascolterai quattro tracce da cinque minuti l’una in mezz’ora, teoricamente in ordine crescente di difficoltà, e dovrai completare dei testi con esattamente quello che senti – le informazioni mancanti sono sempre quaranta, dieci per ogni testo. Al tempo, un amico mi disse che la difficoltà non sono tanto le tracce audio in sé, quanto eventuali errori di spelling nelle risposte (se è scritta male, anche se la risposta è giusta non viene considerata) e l’impossibilità di riascoltare l’audio una seconda volta. Personalmente, nonostante la mia scarsa capacità di comprensione dell’accento di Leith, per avere 7.5 (il voto più alto che ho preso al mio primo IELTS, che corrisponde a un C1 pieno) mi è bastato esercitarmi con le app che troverete di seguito.

Le applicazioni che ho usato per prepararmi al Listening – eccetto la prima, che è invece l’applicazione delle biblioteche di Edimburgo per prendere ebook in prestito. Sono tutte gratis! IELTS Prep è la applicazione ufficiale del British Council.

Anche questo canale youtube mi è stato molto d’aiuto, specialmente perché mi ha fatto capire che non mi ricordavo l’alfabeto e che avevo difficoltà a trascrivere gli spelling tanto amati dai creatori dell’IELTS. 

  • Essere stata troppo sicura di me stessa durante il reading

C’è una cosa in cui, fin dalle scuole elementari, sono brava e quella cosa è la comprensione del testo. Amo leggere e, anche prima di emigrare in Scozia, leggevo occasionalmente romanzi in inglese senza eccessive difficoltà. I testi dell’IELTS, che sono tre brani da tredici domande l’una, mi sono quindi sembrati estremamente facili e ho finito la prova dieci minuti prima dello scadere del tempo. Eppure, al momento dei risultati, ho scoperto di aver preso appena un 7 (quindi un C1 scarso) e quindi di aver fatto una decina di errori: cosa è andato storto?

Non avendo potuto vedere la prova non ho la risposta esatta, ma credo di aver fatto molto banalmente errori di distrazione: l’IELTS è una prova che non premia la comprensione globale, ma chiede informazioni specifiche, date in maniera ambigua in qualche caso. La regola generale è attenersi a quello che vedi sul testo, senza fare deduzioni, per quanto implicite. Un’altra cosa che mi ha creato difficoltà è stato l’esercizio in cui ti viene chiesto di attribuire un titolo alle diverse sezioni del testo, scegliendo fra le alternative proposte: la risposta giusta in molti casi non è scontata e soltanto prima del mio secondo tentativo ho letto da qualche parte che molto spesso il titolo contiene una delle parole chiave del testo. Probabilmente se fai diverse simulazioni riuscirai a capirne la logica. Avendone fatte soltanto un paio, a me deve essere sfuggito qualcosa di fondamentale. Ma tu puoi fare di meglio utilizzando queste risorse

  • Credere di essere William Shakespeare – o Robert Burns, visto che siamo in Scozia

Visto che io ho fatto l’IELTS per fare l’università, la tipologia che ho dovuto sostenere è stata quella Accademica. Il mio writing, quindi, richiedeva di scrivere due testi in un’ora: il primo erano 150 parole per descrivere un diagramma, o un grafico, mentre il secondo era un piccolo saggio breve (essay) di 250 parole. Se invece sostieni l’IELTS per emigrare in un paese di lingua inglese, probabilmente ti basterà fare il General Training, dove al posto delle 150 parole per descrivere un diagramma, o un grafico, ti verrà chiesto di scrivere una lettera. Mi avevano tutti detto che il writing era la cosa più difficile, visto che molti di noi emigrati non scrivono in inglese ogni giorno, ma io ero convintissima che sarebbe stata la sezione in cui avrei brillato. Invece, mi sono ritrovata con un orribile 5.5 (praticamente un B2 scarso) e la perdita di ogni certezza. Cosa è andato storto? 

Quando ho visto il risultato del mio writing mi sentivo un po’ come questo personaggio di “Shakespeare in love”, effettivamente.

Con il senno di poi ho scoperto che non sapevo proprio le basi, per esempio che non dovresti scrivere più del 10% di quello che ti viene richiesto (io credo di aver scritto quasi 400 parole nella seconda traccia!), che in inglese accademico sono bandite le abbreviazioni (quindi devi scrivere per esempio I do not, invece che I don’t, o I am, invece di I’m) e che in generale ci sono delle parole specifiche che devi usare per mostrare la conoscenza del tuo vocabolario. Lasciati inoltre sufficiente tempo per rileggere il tutto, perché ovviamente non puoi usare un correttore automatico e gli errori di digitazione verranno contati come errori di spelling. Nel mio caso sono dovuta venire a patti anche con il fatto che c’erano anche delle imprecisioni grammaticali e che a volte, nonostante il mio sentirmi erede di William Shakespeare, continuo a usare i tempi verbali sbagliati. Come si migliora?

Parte del primo tragico feedback che ho ricevuto sulla Task 2 dell’IELTS da un madrelingua. Non sapevo che quel “does not make sense” sarebbe stato il primo di molti. Se vuoi leggere tutto per avere un’idea, scrivimi e sarò lieta di inviarti il file .doc.

Con tanta pazienza, con tanto esercizio (anche solo per diventare rapidi e riuscire a finire in tempo all’esame) e chiedendo a qualche madrelingua (o persona non madrelingua competente in inglese) di correggere quello che scrivi. Questo canale Youtube mi è stato inoltre estremamente d’aiuto e la maggior parte dei contenuti sono gratis. Probabilmente il writing è la cosa per la quale avrai bisogno di più tempo per migliorare, quindi non scoraggiarti.

  • Pensare che il mio problema fosse l’accento italiano

Lo speaking dell’IELTS è una conversazione che dura una quindicina di minuti, suddivisa rigidamente in tre parti. Nella prima l’esaminatore ti fa domande di carattere personale (come ti chiami, che fai nella vita, dove vivi), nella seconda ti viene dato un argomento su cui improvvisare un discorso di due minuti e nella terza ti vengono fatte domande su un altro argomento a scelta dell’esaminatore (a me venne chiesto se pensavo che le persone dovessero fare cose produttive nel tempo libero, o come mai la gente indossava i jeans). Non ho mai avuto problemi a parlare in nessuna lingua, ma ho sempre avuto una dizione penosa in tutte: quando ho visto che il mio voto era 6.5, in pratica a metà strada fra B2 e C1, ho sospirato pensando che il problema fosse l’accento. In realtà, l’accento non è la pronuncia: puoi pronunciare correttamente una parola con accento italiano, così come puoi non sapere come leggere una parola a prescindere dal tuo accento. Molto spesso, io non sapevo come pronunciare alcune combinazioni di lettere e questo mi rendeva talvolta assolutamente incomprensibile ai madrelingua. Inoltre, mi sono accorta che il mio problema era paradossalmente parlare troppo: esprimendomi con giri di parole, non avevo mai sentito il bisogno di imparare termini specifici e descrivere le cose con esattezza. In questo video avete un’idea di com’era il mio accento (e la mia pronuncia) più o meno nel periodo in cui ho fatto l’IELTS la seconda volta e preso 7 allo speaking. Come vedete, è molto italiano, ma è stato comunque sufficiente per permettermi di entrare all’università

  • Paragonarmi agli altri
Uno forse non impara l’inglese in un mese, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Ricordati che imparare una lingua è un viaggio, tanto vale godersi il cammino!

Sarò sincera: quando al mio primo IELTS ho preso 6.5 di media ci sono rimasta malissimo. Sono sempre stata circondata da persone estremamente portate per le lingue, o persone che si sono impegnate così tanto da raggiungere il bilinguismo senza mai aver lasciato l’Italia: è stato molto duro da accettare che, nonostante vivessi in un paese di lingua inglese, io avevo ancora molto lavoro da fare. Ma ogni persona ha capacità e obiettivi diversi: il mio era raggiungere un livello sufficientemente buono per riuscire a praticare una professione sanitaria e credo di essere sulla strada buona per riuscirci

(Se hai una esperienza diversa, però, sono curiosa di ascoltarla: lasciami un commento o scrivimi e integrerò l’articolo!)

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